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05 dicembre 2018
08 novembre 2018
02 ottobre 2018
Emmaus

L’icona
descrive questo scambio di affetti e di progetti, di sentimenti e di pensieri
dei tre personaggi in cammino alla maniera dell’arte cristiana: un’arte simbolica
che per dire il Signore Gesù Cristo, rappresenta un’ancora od un pesce, per
dire un evento dove umano e divino si incontrano, usa colori e forme.
Qui l’icona
ferma l’immagine sulla realtà di desideri delusi e aspettative frustrate per
portare la Buona Novella di un modo altro di attraversare gli eventi. Lo
Spirito e le energie del Risorto – simboleggiati dalla veste bianca di Gesù –
sono ciò che tiene unito il Cielo e la Terra, il divino e l’umano di cui è
impastata la creazione e a cui rinviano le mani di Gesù. La liberazione di
Israele sta avvenendo in questi cuori scaldati dall’incontro con la Parola di
Dio viva ed efficace. Gesù è il Cristo (IC XC in greco) che nella sua passione
e morte rivela il volto di Dio come Colui che c’è (O W N nella croce del
nimbo).
I discepoli
vestono i colori giallo della fedeltà possibile all’essere umano, impastato di
paure, di dubbi, di fermate; il rosso-rosato parla dell’amore, della passione
che spinge a osare e rischiare nella vita; il blu, racconta l’umanità che tutti
ci accomuna.
Di questo
incontro trasformante sono testimoni il cielo blu lapislazzuli, segno di Dio e
la terra, la strada, i sassi, la vegetazione illuminati e animati dalla luce
dello Spirito che tutto conduce al compimento.
02 settembre 2018
15 luglio 2018
Icona di San Paolo
collezione privata
Questa icona rappresenta Gesù che appare a Paolo lungo la via
di Damasco, come raccontato nel libro degli Atti (At 9,1-19): Paolo, travolto
da una luce dal Cielo e da una voce, cade a terra, chiedendo a Dio di
rivelarsi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore non tarda a rispondere.
Luce e Parola. Nella vita di Paolo sono esperienze di
incontro capaci di trasformare l’uomo di Tarso in un tenace apostolo della
missione, osando dove lo Spirito spingeva in assoluta novità. Luce e Parola - rappresentate
dalla mandorla del cielo e dal rotolo tenuto dal Cristo nella mano sinistra - diventano la stele eretta nella storia
personale per ricordare un evento fondante capace di dare forza e di sostenere la corsa accidentata verso la meta.
Possiamo vedere un guizzo di luce uscire dalla mandorla: è quel pungolo contro cui è difficile
recalcitrare, è quella intuizione che spinge al compimento.
L’icona ci presenta un Paolo in preghiera che, inginocchiato
e con le mani velate, contempla e adora, il Gesù risorto incontrato,
indicandoci la via per vivere della sua Grazia. Ascolto e parola, silenzio e
preghiera… tanti altri modi per dire la cosa necessaria. I colori delle sue vesti, blu e viola, sono
simili a quelli di Gesù- rosso e blu- ad indicare l’assimilazione a Cristo del
santo Apostolo delle genti.
Gesù benedice e
guarda. Incontro di sguardi e di storie capaci di cambiare il corso degli
eventi. Vestito di una tunica rossa laminata di oro zecchino, simbolo
dell’Amore divino, un mantello azzurro segno della sua umanità totalmente spirituale. Le iscrizioni greche lo indicano
come il Cristo. La sua mano destra benedice Paolo guardandolo con infinita
tenerezza.
Damasco. E’ la città, oggi siriana, che qui
diventa simbolo di una storia reale, fatta anche di giochi di potere e attraversata da un germe
di nuova vita nato nella vita del credente. A questo miracolo ricreativo
assiste il creato: montagne e vegetazione stanno danzando e cantando il loro
inno di lode; il cielo, realizzato in fine lapislazzuli, avvolge la scena per
indicare che tutto, ma proprio tutto ciò che accadde nella via di Damasco era
inserito in un orizzonte di Amore impensato e trasformante in benedizione:
“Possa il Signore illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere
a quale speranza vi ha chiamati.. e qual è la straordinaria grandezza della sua
potenza verso di noi, secondo l’efficacia della sua potenza” (Ef 1,18-19)
L’icona è eseguita interamente
a mano su legno massello ingessato, utilizzando tempera all’uovo con colori
naturali e oro zecchino in foglia.
28 giugno 2018
Icona di Abramo e Sara
collezione privata
L’icona rappresenta Abramo e Sara, in
cammino, mentre lasciano alle spalle Mamre e guardano un cielo stellato.
L’essenzialità dei riferimenti sa
rivelare una sconfinata profondità dell’esistere: una strada, una partenza, una
Promessa, una vita condivisa. Alla scena partecipa una natura piena di luce:
montagne che, nello scenario vicentino,
diventano la cresta del monte Summano.

Veramente questi personaggi aiutato a cogliere il coraggio
di partire, di affrontare il viaggio della vita, mettendo in conto
l’incertezza e l’incognito, forti della Parola di Dio.
Questa icona, realizzata su
tavola di legno massello utilizzando pigmenti naturale temperati con l’uovo e
oro zecchino in foglia, vuole essere una memoria viva della Presenza di Colui
che continuamente chiama alla gioia piena della vita!
Icona della Santa Famiglia
collezione privata


Maria,
serenamente, guarda Gesù e svelare la possibilità di dare un senso altro a ciò che accade nella vicenda
umana. Il Signore è veramente colui
che “ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri..per
sempre” (Lc1,54). Lui è presenza provvidente, che illumina, consola,
incoraggia nel cuore della nostra storia reale. Santa Maria, nel colore dei suoi
abiti, ricorda a tutti il mistero di una umanità di donna (il blu di una tunica
qui non visibile) totalmente rivestita di amore che viene da Dio (rosso). In
lei si è compiuto quel progetto che il Padre ha pensato per ciascuno di noi:
una vita ricevuta come opportunità preziosa
per costruire, relazione dopo relazione, la propria identità di figli
amati e amanti. Le tre stelle indicano l’impossibile di Dio: una Vergine
concepisce e partorisce un bimbo, contro tutte le conoscenze e aspettative
umane!
Possa,
questa icona della S. Famiglia di Nazareth, fermare spesso lo sguardo di chi la
osserva: aprire all’ascolto del passato, suscitare domande per il futuro e rivelare nell’oggi la roccia su cui costruire la propria casa,
perché i venti che soffiano e i fiumi che straripano la lambiscano senza
arrecare alcun danno. Tutto ciò diventi, giorno dopo giorno, motivo di
gratitudine e di lode che non conoscono tramonto.
24 giugno 2018
Relazione
Anche chi si
trovasse, questa sera, per la prima volta davanti ad un’icona, intuirebbe la spiccata simbolicità di questo genere di immagine. I volti, gli
edifici, i paesaggi non seguono le regole dell’estetica classica, del realismo,
dell’imitazione del reale. Se, poi, accostassimo icone diverse tra loro, saremmo colpiti dalla
ripetitività di un comune linguaggio,
pur percependo una diversità di stile, di interpretazioni, di armonia e di
abilità dell’iconografo.
Questa ripetitività nasce dal fatto che l’icona esprime un linguaggio ecclesiale e non esclusivamente soggettivo. Pari alla Scrittura che continuiamo a leggere - come si è formata nel canone, per scoprirvi la Parola di Dio contenuta in essa - così l’icona -nata nei primi secoli del cristianesimo, come frutto della lunga riflessione teologica e cristologica della Chiesa - chiede di essere contemplata ed ascoltata per raccogliere quello che lo Spirito vuole rivelare attraverso di essa.
Stasera, dunque, con lo spirito di chi ama curare, custodire, approfondire la propria fede, e continuare a scoprire la ricchezza, la bellezza e la felicità del credere- passando, come dice S. Paolo, “di fede in fede” (Rom 1,17) - ci mettiamo in ascolto dell’icona che rivela lo Spirito come l’autore e il perfezionatore della vita in Cristo. Contempliamo la luce e il calore del fuoco dello Spirito.
Restiamo brevemente in raccoglimento conservando questa Promessa di Gesù. A questa Promessa segue l’evento raccontato, nella duplice versione del Vangelo e degli Atti. L’icona segue la narrazione degli Atti degli Apostoli.
Siamo di fronte ad un’icona che si ispira ad uno stile russo probabilmente del XVIII secolo.
La
struttura dell'icona ricorda l'Ultima Cena: allora gli apostoli si stringevano
intorno a Gesù per accogliere il suo testamento; ora si raccolgono intorno a
Maria per pregare, in attesa che Gesù compia la sua
Promessa: quella dello Spirito. La scena si svolge nella stessa stanza
la «camera alta» di Sion. Chi, meglio di Maria poteva custodire e accompagnare
questa attesa dei discepoli? La Madre di Dio e degli uomini, che ha conosciuto
la potenza dello Spirito nell'Annunciazione, sembra rassicurare gli apostoli
turbati per il forte vento che si abbatte gagliardo e che riempie tutta la casa
dove si trovano. Le lingue di fuoco che appaiono, che si dividono e che
si posano su ciascuno di loro illuminano le loro menti mentre si aprono
all’incontro e al dialogo, in un circolo d’Amore.
In questa
Chiesa nascente, lo Spirito Santo riveste di forza gli apostoli, ricorda loro
tutte le parole di Cristo e li rende testimoni del Vangelo sino agli estremi
confini della terra. Maria, nuovamente visitata dalla fecondità dello
Spirito Santo, diviene Madre della Chiesa.
LA PREGHIERA
Al centro della composizione sono le mani di Maria aperte, in segno di preghiera, di abbandono. E’ interessante che anche la consegna agli uomini si compie alzando le mani…. Non usare le mani in qualche modo è smettere di lavorare, di agire per dedicarsi ad un altro lavoro che l’icona pone al centro della sua composizione: il lavoro interiore. Al primo sguardo, riceviamo il messaggio che nella preghiera possiamo fare l’esperienza descritta dall’icona e cioè sentire un fuoco vivo in noi.
Al centro della composizione sono le mani di Maria aperte, in segno di preghiera, di abbandono. E’ interessante che anche la consegna agli uomini si compie alzando le mani…. Non usare le mani in qualche modo è smettere di lavorare, di agire per dedicarsi ad un altro lavoro che l’icona pone al centro della sua composizione: il lavoro interiore. Al primo sguardo, riceviamo il messaggio che nella preghiera possiamo fare l’esperienza descritta dall’icona e cioè sentire un fuoco vivo in noi.
Una fiamma di fuoco divino entra in ciascuna delle tredici persone presenti: Maria e gli apostoli. Quella fiammella, posta sul capo di ciascuna persona, vuole farci comprendere che lo SS si trova in noi, è stato messo in noi e da dentro di noi ci infiamma e ci illumina. Santi monaci, come Serafino di Sarov o Teofane il Recluso, parlano di questo fuoco percepito come il più grande dono dello Spirito Santo. Così si esprime Teofane: “Il segno dell’ avvento dello Spirito è il sorgere di un calore nel cuore. Il primo frutto del calore che viene da Dio è di raccogliere tutti i pensieri in uno solo e concentrarli su Dio”. Decentrarci da noi e mettere al centro le Promesse di Dio ecco il primo frutto dello Spirito, del fuoco che l’icona ci rivela e che S. Paolo esprime così: “prego..perchè il Padre vi conceda di essere potentemente rafforzati dallo Spirito nell’uomo interiore. Che Cristo abiti, per fede, nei vostri cuori….” (Ef3,14).
LA COMPOSIZIONE DEI VOLTI
Per
affermare come l’interiorità sia il punto vitale per l’incontro personale con
Dio, l’icona compone i volti aureolati, che esprimono pienezza di vita, a
partire da un punto posto all’altezza degli occhi riconosciuto come il cuore.
Il cuore inteso in senso biblico: luogo delle decisioni, delle facoltà, del
discernimento. Se la pienezza di vita di questi 13 santi nasce da questo punto
che è il cuore è perché nel cuore c’è una presenza capace di trasformarci. E
l’icona dice che questa trasformazione è progressiva….non è uno stadio da raggiungere.
È un cammino dal primo fino al terzo cerchio…. Semplicemente nel fare i volti, l’icona conserva il
significato autentico dello spirituale e dell’azione dello Spirito Santo, nella
tradizione cristiana. Nella struttura compositiva del ritratto iconografico e
nell’apposizioni delle luci è celato il significato profondo del fuoco dello
Spirito, dell’azione delle energie del Risorto
I COLORI
il rosso e
l’azzurro, azzurro/verde sembrano dominare. Colori che nell’iconografia hanno un significato
importantissimo: esprimo l’umanità (il blu/azzurro) e la divinità (il rosso).
Quindi siamo di fronte ad un’icona di questi due temi parla del senso del
nostro esistere, della direzione e quindi
della nostra origine, del Principio e del Senso, di ciò che è a
fondamento della nostra esistenza. Per amore Dio si è fatto uomo perché si
facesse Dio, figli nel Figlio. Somiglianti al Padre ma non senza la carne, il
limite, la nostra realtà fragile e limitata. Piuttosto dentro di essa, proprio
nel nostro peccato, nelle nostre paure, nelle ansie possiamo scoprire lo
Spirito di Dio all’opera in noi per farci vivere una vita come piace a Dio, per
realizzare il suo Regno. E’ la divino umanità di cui parla Paolo a Timoteo:
“quando sono debole allora sono forte, della forza di Dio. “cristo Gesù è
venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi io sono il primo. Ma
appunto per questo ho ottenuto misericordia perché Gesù Cristo mostrasse in me
per primo tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in
Lui per avere la vita eterna.” (Tim 1,15-16).
Erroneamente
pensiamo che la santità vada cercata nella perfezione. Paolo ci dice che nella
nostra realtà, quella che normalmente ci pesa, quella di cui difficilmente
parliamo e condividiamo, quella che ci fa soffrire e forse ci vergogniamo,
proprio quella è quel terreno capace di frantumare la nostra autosufficienza
per metterci all’ascolto dello Spirito che in noi parla con gemiti
inesprimibili, per portare a compimento la nostra vita..E’ nella paura di
quel Cenacolo chiuso che lo Spirito irrompe come fuoco e lo si può riconoscere
come tale per i segni che lascia. La paura si trasforma in parola udibile da
tutte le voci. E con Maria tutti possiamo dire: “Grandi cose ha fatto per me
l’Onnipotente e Santo è il suo nome!"
IL CERCHIO
Il cerchio
ci va vedere che il compimento della vita del cristiano è la circolazione, è la
relazione, è il dialogare, è l’incontrarsi. Come nell’icona della Trinità,
l’amore che vive in Dio è rappresentato dalla circolarità così è qui. Come dire
l’amore a cui ci può portare lo Spirito se non con il cerchio dove non c’è
inizio né fine ma c’è un per sempre perché la carità non avrà mai finE.
Questo è il sogno di
Dio! Questa l’azione dello Spirito santo che in noi continua ad invitarci
all’amore anche quando tutto sembra affermare che l’amore non vale, non ripaga,
non vince.
Se, contemplando
questa icona questa sera abbiamo sentito in noi muoversi qualcosa verso l’amore
allora possiamo dire che una lingua di fuoco si è posato su questo Cenacolo. Allora
possiamo dire che aver insieme questa icona è stato un evento spirituale, un
evento cioè capace di suscitare in noi un incontro con il Dio Vivente perché la
nostra gioia sia piena.
E’ la gioia di questi edifici vestiti a festa per celebrare l’incontro di Dio con la persona..A lui la lode e la gloria nei secoli! Amen, anzi….Amin
16 giugno 2018
Presentazione
Benvenuta/o in questo blog dedicato alla dimensione spirituale dell'atto di scrivere e di leggere le icone.
Sono sempre più convinta che l'Icona, come la Scrittura, possa dischiudere quel ritmo profondo che abita la vita; favorire l'incontro con la Parola che Dio rivolge a ciascuno e alla storia.
Quando i gesti si fanno più calmi e spontanei, ci accorgiamo che qualcosa accade in noi: un colore, un significato, un simbolo hanno reso possibile un incontro. Te ne accorgi perché resta la gratitudine!
Ritmo profondo - tempera all'uovo su tavola di legno
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