L’icona
rappresenta l’incontro del Viandante con due discepoli che, delusi e
scoraggiati dai fatti accaduti a Gerusalemme durante la Pasqua, se ne tornano
al loro villaggio di Emmaus (Lc 24,13-35). “Noi speravamo che fosse lui (Gesù)
a liberare Israele…”dicono i due pellegrini e Gesù: “Stolti e duri di cuore nel
credere alla Parola..”.
L’icona
descrive questo scambio di affetti e di progetti, di sentimenti e di pensieri
dei tre personaggi in cammino alla maniera dell’arte cristiana: un’arte simbolica
che per dire il Signore Gesù Cristo, rappresenta un’ancora od un pesce, per
dire un evento dove umano e divino si incontrano, usa colori e forme.
Qui l’icona
ferma l’immagine sulla realtà di desideri delusi e aspettative frustrate per
portare la Buona Novella di un modo altro di attraversare gli eventi. Lo
Spirito e le energie del Risorto – simboleggiati dalla veste bianca di Gesù –
sono ciò che tiene unito il Cielo e la Terra, il divino e l’umano di cui è
impastata la creazione e a cui rinviano le mani di Gesù. La liberazione di
Israele sta avvenendo in questi cuori scaldati dall’incontro con la Parola di
Dio viva ed efficace. Gesù è il Cristo (IC XC in greco) che nella sua passione
e morte rivela il volto di Dio come Colui che c’è (O W N nella croce del
nimbo).
I discepoli
vestono i colori giallo della fedeltà possibile all’essere umano, impastato di
paure, di dubbi, di fermate; il rosso-rosato parla dell’amore, della passione
che spinge a osare e rischiare nella vita; il blu, racconta l’umanità che tutti
ci accomuna.
Di questo
incontro trasformante sono testimoni il cielo blu lapislazzuli, segno di Dio e
la terra, la strada, i sassi, la vegetazione illuminati e animati dalla luce
dello Spirito che tutto conduce al compimento.
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